Antologia critica

Marco Perazzolli con lo scultore Umberto Mastroianni a Cles nel 1985

“[…] Dal colore violento, volto a significare una condizione sociale frustrante e l’aggressione del reale nel senso del risentimento morale, Perazzolli è passato progressivamente a penetrare l’animale-uomo, fino a coincidere con esso. Diventato farfalla, questi occhi, cerchi al centro dell’imenottero, di vaga memoria surrealista, contemplano il mondo nella prospettiva dell’ideale. Lo spazio bianco della tela cresce, mentre la farfalla-Perazzolli si riduce al margine inferiore, per realizzare un duplice asserto contraddittorio: la maggiore dimensione aperta all’impegno e il vuoto interiore, che va spingendo l’uomo fuori dal quadro, all’inesistenza. Ma se Perazzolli incide di interne nervature le sue ultime farfalle, per approfondirne la comprensione, significa che la speranza sopravvive”.

Mario Melis, 1970

 

“[…] all’interesse per le tessiture superficiali, si aggiunge presto quello per gli interni, la terza dimensione spaziale, alla quale si collega una quarta dimensione, quella psicologica. La pittura diventa così racconto autobiografico. La solitudine dell’uomo moderno, la sua alienazione, si manifestano nei luoghi disabitati che l’artista predilige: è un lavoro di scavo attraverso la profondità. Gli interni delle case e dei palazzi appaiono allora come “spaccati” dopo una guerra o un terremoto. Le quinte ed i fondali dentro alle quali gli uomini hanno vissuto, amato e sofferto e che ora, lentamente la polvere del tempo sta cancellando […]”.

Luigi Serravalli, 1979

Dal quotidiano “L’Adige”, 17/02/1979

 

“[…] Non si tratta di uno dei tanti modi di fare pittura, bensì di una ricerca costruttiva, che dovrebbe sfociare, sempre attraverso il ricordo, in una gamma infinita di segni e di macchie nere, che la fantasia del pittore ricrea coi mezzi suggeriti dall’angoscia, prima, e poi dalla volontà di ridurre la realtà di un vero dramma nella irrealtà di un sogno da tradurre in una magica sequenza inventata. Perazzolli ha creato così una serie di elementi fantastici, in cui trionfano le risorse inattese delle ombre e delle più cupe oscurità. E, all’improvviso, la scoperta di alcuni punti luminosi, che, per contrasto, fanno pensare ai rilievi di una terra esplorata cercando amigdali millenarie e conchiglie fossili. Ma il pittore, con questi elementi, deve creare una tipica atmosfera, da fissare in condizioni davvero misteriose, al di là di ogni convenzione logica […]”.

Giuseppe Marchiori, 1980

Presentazione critica  per la mostra presso la Galleria L’approdo, Torino

 

“Pittura silenziosa? Bicroma? Cosmica, attenta ai suoni lontani? Sì, ma anche prorompente, viva, assoluta; distaccata e costante, anche citazionista verso la quelle avanguardie del secondo novecento che hanno segnato per sempre le vie della ricerca. Il percorso artistico di Marco Perazzolli ha toccato i tono e gli aspetti più difficili della comprensione diretta; ma al contempo la sua ricerca è stata mossa da un retaggio didattico, ed è andata sfiorando l’assoluto dell’informale […]”.

Franco A. Lancetti 1993

Presentazione critica per la mostra antologica presso la Galleria d’Arte Fedrizzi di Cles, (Tn)

 

“[…] L’informale di Perazzolli è un azionismo calibrato, colto, frutto dei pensieri nati in solitudine e confrontati con la vita. Le ultime opere sono esempi lucidi di un disagio profondo dell’essere in una società estranea ai sentimenti. Le campiture bruciate, le macchie ispessite dalla rabbia che covava dentro di sè quasi si sentisse impotente di fronte alla violenza e al precipitarsi dell’uomo verso il baratro del caos, i colori acidi, le erosioni della materia, le fratture e le crepeattraversate da lacrime nere, sono tutti elementi di una visione esistenziale della realtà. Edward Munch aveva dipinto “L’Urlo”, un uomo che si teneva la testa mentre la bocca si spalanca angosciosamente. Ma quelli erano altri tempi. Ora “l’urlo” è diventato intimo, tragico. Ed è proprio nella tragedia che si nasconde il profondo attaccamento alla vita e l’amore per gli altri […]”.

Fiorenzo Degasperi, 1993

Presentazione critica  per la mostra antologica presso l’Istituto Scolastico di Taio, (Tn)

 

“[…] Perazzolli concentra la rappresentazione del proprio intimo tramite espressioni sempre misuratamente in bilico tra astratto e informale, dove la personale lettura dell’esistenza si traduce in forme geometriche lacerate e come sospese all’interno di universi surreali, fondati sui contrasti tra bianco e nero, tra bene e male, tra razionale ed irrazionale, tra lucidità e disperazione. Le tele divengono rappresentazioni cosmiche e quasi sacrali del proprio microcosmo, come si può osservare in “Meriggio” (1980) e “Spazio vivace” (1982). Cerchi di colore bianco, come pianeti lontani immersi in uno spazio buio e profondo, sono tagliati da linee e da frammenti, a volte colorati di ocra rossa o di blu scuro, sovente macchie e colature che paiono ferite del proprio animo (“Traccia n°1”, 1979) […]”.

Marcello Nebl, 2019

Presentazione critica  per la mostra antologica presso la Cassa Rurale Val di Non, Cles (Tn)

 

Hanno scritto di lui:

R. Bertacchini, M. Dall’Aglio, F. Degasperi, B. Francisci, E. Frangipane, C. Galasso, C. Guglielmo, H.E. Kleckner, F. Lancetti, G. Marchiori, M. Melis, L. Menapace, M. Moschen, G. Nardi Spada, M. Nebl, C. Pacher, G. Pacher, L. Parrinello, B. Passamani, A, Ricciardi, A. M. Secondino, R. Sandri, S. Stancanelli, M. Salomone, L. Serravalli, M. Verzeletti.

Marco Perazzolli nel 1970 all'opera su 'Farfalla e cerchi'.
Marco Perazzolli nel 1970 all'opera su 'Farfalla e cerchi'.